lunedì 8 ottobre 2018

L'attacchino

Si chiamava Max, mamma veneta e papà piemontese. Pragmatico e silenzioso, a tratti testardo, ma comunque un ragazzo semplice.

A diciott'anni, che manco c'aveva ancora la barba, gli dissero che doveva fare il militare.
Lui obiettò e venne spedito dritto dritto da quell’ometto pingue e azzimato del servizio civile che lo guardò di traverso per qualche secondo, sparì in uno stanzino sul retro, e tornò con un secchio e una specie di spazzolone dicendogli:

- Da oggi tu attacchi.

Lui rispose che non aveva mai attaccato niente in vita sua.

- Mano sinistra, regge. Mano destra, immerge, punta e stende - disse l’omino mentre gli mimava il gesto.

- Mano sinistra regge, mano destra immerge punta e stende - ripetè Max sottovoce.

Fu così che cominciò a fare l’attacchino, in giro, di notte, per le strade del paesello in cui abitava.
E ci prese gusto…

Attaccava cartelloni pubblicitari di qualsiasi dimensione, forma e consistenza, perfezionando a tal punto la sua tecnica da cominciare ben presto a diventare ambizioso. Si mise a riflettere su cos’altro avrebbe potuto attaccare oltre alle pubblicità e ai manifesti elettorali e prese ad attaccar bottone.
Quando si sentì sufficientemente specializzato anche in quello, passò ad attaccar briga. Lasciatemelo dire, fu davvero un periodo difficile per il paesello tranquillo in cui abitava, ma per fortuna, un mattino Max si svegliò e decise che anche in quello era diventato abbastanza esperto, allora si sedette un attimo sui talloni con aria pensosa e cercò di trovare qualcos’altro di attaccabile. Attaccò quadri ai muri, etichette ai barattoli, figurine agli album, polline alle api, tacchi alle scarpe e una volta provò anche ad attaccare in area, ma non avendo un buon destro sbagliava tutti i cross e i calci di rigore, così l’ultima roba concreta che attaccò furono le sue scarpette, al chiodo, e passò a cose più concettuali.

Si mise ad attaccare i carri davanti ai buoi, per esempio, col risultato che tutti i contadini del paesello insorsero perché i buoi smisero di tirare, divennero arroganti e cominciarono a spingere. Un’annata agricola davvero disastrosa quella! Ci vollero mesi per ripristinare le giuste competenze.

Preso da manie di grandezza una notte si svegliò assolutamente deciso ad attaccare la Francia, fece lo zaino e partì. Arrivato alla linea Maginot, però, si perse un tantino d’animo perché, vabbè che era un professionista, ma calcolò che la Francia aveva un bel po' di bombe atomiche a disposizione e lui non ne aveva nemmeno una, sicché non gli restava oggettivamente un gran margine di successo.

Tornò a casa sconsolato perché si sentiva un po’ come uno che aveva già attaccato tutto l’attaccabile e sembrava gli venisse meno lo scopo di una vita intera. Avrebbe voluto tornare dall’ometto del servizio civile a chiedergli - E adesso? - ma venne a sapere che ormai era morto e sepolto.

Così un giorno, quasi senza rendersene conto, attaccò a leggere e libro dopo libro, realizzò che anche le pagine che sfogliava erano attaccate alla copertina e, diamine, pure le parole sulla pagina dovevano esser state attaccate saldamente da qualcuno molto bravo… Chi? E come?

Andò a chiedere alla bibliotecaria che gli fece notare una cosa sconvolgente: anche le parole stesse erano attaccate le une alle altre da un filo quasi trasparente che si chiamava fabula e come se non bastasse ci doveva essere insieme un altro filo, ancora più trasparente del primo, che si chiamava intreccio.

- E dove stanno questi fili?

Lei gli indicò la sua testa.

- Dentro?

- Dentro.

- E come li tiro fuori?

- Con questi…

E si ritrovò davanti un calamaio, un pennino e un foglio.

- Sì, ma io devo capire come, esattamente!

- Ti faccio vedere: mano sinistra regge, il foglio, mano destra immerge il pennino, punta l'inizio della pagina e poi stende l’inchiostro… Capito?

- Al volo…

Da quel momento Max cominciò a scrivere e si disse che avrebbe smesso solo il giorno in cui avesse attaccato tutte le parole esistenti, in tutti i modi possibili, creando tutte le storie inventabili.

C'è morto con la penna in mano, ma era felice...Uh se lo era.